Il report “Plastica: dalla natura alle persone. É ora di agire” pubblicato dal WWF ci dice che è stato superato il limite planetario di plastica e inquinanti chimici, in grado di produrre un probabile rischio di danni alla salute di tutti gli esseri viventi e all’Ambiente anche seri.
Che cos’è il limite planetario (Planetary Boundary)? Si tratta di un limite fissato per la presenza di inquinanti plastici nell’ecosistema oltre il quale la Natura non è più in grado di garantire le condizioni per lo sviluppo della vita.
I dati parlano chiaro: viviamo in un pianeta invaso da plastiche che al termine del loro ciclo di vita (spesso brevissimo) vengono avviate a effettivo riciclo solo per una percentuale bassissima, il 9%. Il 20% è la quota incenerita, mentre il 50% è la percentuale conferita in discarica. Il restante 22% viene purtroppo abbandonato e disperso nell’Ambiente o, peggio, bruciato.
A livello globale, la produzione di plastica sfiora i 500 milioni di tonnellate, quindi significa che circa 100 milioni di tonnellate finiscono disperse nell’Ambiente e, di conseguenza, nei cicli vitali di ogni essere vivente.
L’Italia risulta essere, secondo il report WWF, tra i peggiori inquinatori che si affacciano sul Mediterraneo, oltre ad essere il maggior produttore di rifiuti plastici in Europa.
L’unica strada è quella di diminuire la produzione di plastica e aumentare la raccolta differenziata della stessa: in questa direzione, a Parigi al termine della seconda sessione del Comitato sulla “Plastic Pollution” è stata concordata all’unanimità una risoluzione per la stesura di una prima bozza di “trattato plastica” entro l’anno prossimo.
La speranza è che non si riveli poco ambizioso: staremo a vedere.
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