CEMENTIFICAZIONE: IL CONSUMO DEL TERRITORIO
Urbanizzazione selvaggia: il suolo consumato.
Il suolo, con le sue funzioni ecosistemiche, ospita le specie animali e vegetali, favorisce il ciclo vegetativo e idrico, l’assetto climatico, assorbe i rifiuti, fissa la CO2, depura le acque e ci permette così di vivere.
In Italia non è percepito come una risorsa esauribile, ma come terreno in attesa di essere edificato. La speculazione edilizia, prodotta dal rapporto tra il potere politico/amministrativo e quello economico, ha determinato la cosiddetta città diffusa, che ha saturato i pochi vuoti urbani rimasti, originato l’allargamento del confine urbano edificato e favorito la proliferazione di capannoni, centri commerciali e direzionali, collegati tra loro da strade, tangenziali, bretelle, svincoli e rotonde. La città compatta storica, dove era necessario minimizzare i movimenti, ora non esiste più; abbiamo la città aperta, in cui le aree urbanizzate (strade, parcheggi, etc.) possono arrivare anche al 70% del costruito.
Purtroppo, l’urbanizzazione è collegata all’idea di sviluppo, di progresso; in realtà dipende da una cattiva o inesistente pianificazione territoriale, dove gli urbanisti sono costretti a notificare le scelte fatte dai politici e da chi investe denari.
Il consumo di suolo provoca vari e tragici effetti collaterali come le alluvioni e i sismi che distruggono abitazioni realizzate con materiali scadenti e in aree geomorfologicamente inadatte. Inoltre la cronaca giudiziaria ci riferisce che lo smaltimento dei rifiuti nei sottofondi stradali o nelle cave, e l’eliminazione delle scorie tossiche nei cantieri, sono spesso gestiti dalla malavita organizzata.
Il risultato di questa dissennata pianificazione territoriale è che la superficie coltivata è passata in 40 anni da 18 a meno di 13 milioni di ettari (fonte Eurima).
Con una media di 21 ettari al giorno e una velocità che supera i 2,4 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo nel 2022 supera i 70 km2 di nuove coperture artificiali/anno. (Qui il Rapporto SNPA 2023 )
Il cemento ricopre oggi 21.500 km2 di suolo nazionale.
Tra il 2006 e il 2022 l'Italia ha perso 1.200 km2 di suolo naturale o seminaturale (media di 77 km2/anno) a causa principalmente dell’espansione urbana che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato superiore a 8 miliardi di euro l’anno.
Il suolo consumato pro capite in Italia nel 2022 è ulteriormente in crescita e si attesta attorno ai 400 mq/abitante.