Delude le aspettative il documento firmato dai 196 Paesi partecipanti a Cop26: la tanto attesa accelerazione verso l’eliminazione del carbone non c’è, e per ora si punta solo su politiche di contenimento.
Sostanzialmente al palo anche i finanziamenti a favore dei Paesi maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici e dai danni ambientali che li hanno determinati.
L’obiettivo del contenimento dell’aumento entro 1,5° appare ora realisticamente irraggiungibile: tra esenzioni e deroghe in tema di emissioni (petrolio, carbone e gas), ognuno porterà avanti le proprie politiche ambientali unilateralmente, rallentando in tal modo il raggiungimento del traguardo comune prefissato. Di fatto, impedendolo.
Per rispettare l’obiettivo infatti le emissioni globali dovrebbero essere ridotte del 45% rispetto al 2010, mentre secondo il rapporto dell’Unep agli attuali ritmi rischiamo un innalzamento delle temperature di 2,4°.
É evidente che, a questo punto, al prossimo appuntamento in Egitto (Cop27 2022) ogni Paese dovrà cercare di mettere sul piatto maggiori sforzi e politiche ambientali più ambiziose.
Secondo Angelo Bonelli, di Europa Verde, “il documento finale votato nell’assemblea plenaria, sancisce la vittoria delle lobby delle fonti fossili che frenano la transizione ecologica verso una politica energetica rinnovabile e l’azzeramento delle emissioni da CO2”.
Forse, un’altra occasione perduta.
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