All’apertura della Cop27 2022 in Egitto, in programma a Sharm El-Sheikh dal 6 al 18 novembre, la prima richiesta del segretario generale Antonio Guterres è stato un “Patto di solidarietà climatica” tra i Paesi ricchi e i cosiddetti emergenti: tassare extra-profitti su petrolio e carbone per finanziare le energie verdi laddove sono assenti e sostenere con aiuti economici lo sviluppo di un’economia sostenibile nei Paesi poveri.
Ponendo il cambiamento climatico come sfida centrale del nostro secolo, il segretario generale ha ammesso la sconfitta dell’umanità: “le emissioni crescono, le temperature globali aumentano e dobbiamo evitare questo suicidio collettivo”.
Anche il presidente egiziano al-Sisi, in apertura dei lavori, ha sottolineato che “non c’è tempo da perdere: bisogna agire, ora”.
Eppure, nonostante i ripetuti appelli, le conferenze degli anni precedenti e gli impegni assunti, il trend negativo non accenna ad invertire la rotta: il 2022 è stato l’anno più caldo da quando sono iniziate le rilevazioni termiche, e le emissioni sono ai massimi livelli, persino maggiori del periodo pre-Covid.
Paesi come USA e Gran Bretagna, che si erano impegnati a versare aiuti economici per lo sviluppo di energie rinnovabili nei Paesi poveri, hanno totalmente disatteso quanto promesso e registrano, assieme a pochi altri, un debito pari a 100 miliardi di dollari: quando saranno versati questi aiuti? Probabilmente, mai.
Come probabilmente, nel futuro prossimo, non assisteremo ad un reale cambiamento nelle politiche energetiche ed industriali sia in Occidente che nei Paesi in via di sviluppo, complice una congiuntura internazionale sfavorevole: comprendere ed accettare che serve un radicale cambiamento sembra impossibile.
Ricerca ed estrazione di gas, carbone e petrolio, nel frattempo, continuano…
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