Uno studio che ha analizzato i dati raccolti dal 1850 ad oggi, pubblicato su Scientific Data, ha evidenziato il contributo negativo dei singoli Stati in termini di emissioni climalteranti: i ricercatori hanno in pratica messo nero su bianco l'effettiva incidenza dei Paesi industrializzati sull'aumento della temperatura media globale.
Stati Uniti, Cina e Russia risultano essere i principali responsabili dell'innalzamento delle temperature, con una quota rispettivamente del 17,3, 12,3 e 6,1 per cento imputabile riscaldamento globale, mentre Brasile e India inciderebbero l'uno del 4,9 e l'altra del 4,8 per cento sul totale.
Secondo gli scienziati, i dati raccolti e pubblicati dovrebbero rappresentare lo strumento principe nel decidere le politiche ambientali e di conseguenza le contromisure da adottare nel contrasto ai cambiamenti climatici: lo studio dimostra in modo inequivocabile che le responsabilità non sono uniformi e variano nelle diverse realtà locali e nazionali, quindi ogni Stato dovrebbe adottare azioni singole in un'ottica però globale.
Infatti l'impatto di economie fortemente industrializzate e di economie prevalentemente agricole è notevolmente diverso per quanto riguarda l'emissione di CO2, ma non si deve sottovalutare l'incidenza che un utilizzo sbagliato del suolo (deforestazione e allevamenti in primis) produce sul clima.
In altre parole, è fondamentale che ognuno faccia la sua parte e vada ad incidere laddove un errato concetto di sviluppo trasforma l'economia da strumento di benessere in meccanismo insostenibile e dannoso.
Qui lo studio.
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