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G20: stop finanziamenti pubblici al carbone, ma il resto è poco ambizioso.

Non sono dei grandi passi in avanti quelli compiuti nel G20 appena conclusosi.

Escluso l’annuncio dell’imminente stop ai finanziamenti pubblici per le centrali a carbone, si registra un commento certamente non lusinghiero da parte del segretario generale ONU Antonio Guterres: “Speranze disattese, ma non sepolte”.

L’Italia rimane comunque un Paese con una forte propensione alla transizione ecologica, essendosi impegnato a triplicare il fondo green sul clima con investimenti pari a 1,4 miliardi/anno per il prossimo quinquennio.

Ma il vero problema riguarda il ritardo di molti Paesi sugli impegni già sottoscritti a Parigi nel 2015 e, soprattutto, le insormontabili divergenze sui tempi per raggiungere la neutralità carbonica (saldo zero tra emissioni inquinanti e capacità ambientale di assorbimento): il 2050 sembra un miraggio.

Sarà di 100 miliardi di dollari la cifra destinata al fondo per sostenere i Paesi in via di sviluppo nelle politiche contro i cambiamenti climatici: cifra modesta che tra l’altro si aggiunge agli impegni economici presi precedentemente e tuttora disattesi.

Sostanzialmente invariato resta anche l’impegno a contenere entro 1,5° l’aumento medio della temperatura globale, dal momento che si è dovuta ammettere la difficoltà già oggi di raggiungere quell’obiettivo.

Ora i lavori si sposteranno a Glasgow per la Cop26: qui, non vi saranno più solamente i 20 Paesi responsabili dell’80% delle emissioni inquinanti, ma quasi 200 Paesi.




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