A pochi giorni dalla chiusura della Cop26 di Glasgow, l’amministrazione Biden lancia la più grande asta per licenze di trivellazione petrolifera, in un’area già colpita nel 2010 dal disastro della piattaforma petrolifara Deepwater Horizon.
Una vasta zona che copre 170.000 km quadrati e che, una volta assegnate le licenze, si troverà a dover convivere nuovamente con gli inquinanti e dannosi impianti di estrazione.
Non esattamente quanto promesso dal Governo USA in tema di impegno ambientale e piuttosto lontano da una visione green.
Succede quindi che nonostante l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) abbia affermato che se non si azzerano subito gli investimenti in combustibili fossili sarà impossibile raggiungere l’obiettivo di contenere entro 1,5 gradi l’aumento della temperatura media globale, l’amministrazione Biden spinge sull’acceleratore degli investimenti petroliferi.
Purtroppo, questa è una delle conseguenze della genericità degli impegni presi a Glasgow: in mancanza di impegni vincolanti ed uguali per tutti i Paesi, si procederà a macchia di leopardo a tutto svantaggio degli obiettivi finali comuni.
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