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Pro e contro di un rigassificatore: le ragioni che dividono e l'esempio di Piombino.

In questo momento storico, è tornato alla ribalta il rigassificatore: chi lo promuove, chi lo osteggia. Ma cos’è un rigassificatore? E come funziona un rigassificatore?

Vediamo di capirlo.

Un rigassificatore è un impianto industriale che serve a riportare lo stato fisico di un fluido da liquido a gassoso. Può essere “fisso” o “galleggiante”, come nel caso di Piombino.

In pratica, quando il luogo di produzione del gas naturale si trova lontano dal luogo nel quale il gas viene utilizzato, e non esiste una rete di gasdotti in grado di trasportarlo, il gas naturale viene dapprima trasformato in liquido e quindi trasportato con grandi navi cisterna nel luogo dove verrà utilizzato.

Una volta arrivato a destinazione, mediante il rigassificatore, viene nuovamente riportato allo stato gassoso ed immesso nella rete distributiva.


Ma quali sono gli aspetti positivi che i sostenitori dei rigassificatori, ed in particolare quello di Piombino, rivendicano?

E quali invece gli aspetti negativi sostenuti dai contrari?


Secondo i favorevoli, in sostanza la giunta regionale e Rina, la nave-rigassificatore galleggiante produrrà un inquinamento irrisorio e totalmente assimilabile dall’ambiente marino circostante, per un periodo limitato (secondo Rina 3 anni, secondo i comitati sine die vista l’esperienza su bonifiche e discarica) e senza danneggiare in alcun modo né le attività ittiche né gli spostamenti di turisti e pendolari.


Secondo i contrari invece (l’amministrazione comunale, i comuni limitrofi di Follonica, San Vincenzo, Suvereto, dell’Elba, le associazioni ambientaliste, il Wwf, Legambiente, Greenpeace, Italia Nostra, associazioni di volontariato, e quasi la totalità dei partiti politici territoriali) l’assenza della valutazione di impatto ambientale, uno scarico eccessivo di inquinanti e acqua fredda nel mare, la pericolosità insita in un contenitore di liquido estremamente infiammabile a pochi metri dalla riva costituiscono tutti fattori di rischio sia per la salute e la sicurezza degli abitanti di Piombino che per la sua industria ittica.

Senza considerare i disagi a cui verrebbero esposti i pendolari a causa dell’ingombrante presenza: le manovre della gigantesca nave influirebbero negativamente su tutti gli altri trasporti.


Un aspetto trascurato e che francamente stupisce è relativo ai cambiamenti climatici in atto: eventi climatici estremi non rappresentano più una remotissima probabilità ma, come dimostrano recenti eventi drammatici proprio a Piombino, una realtà.


Sicuramente stiamo vivendo un periodo difficile sul fronte dell’approvvigionamento energetico, ma questo non può né deve essere l’ennesimo pretesto per ritardare una transizione ecologica che, alla luce dei fatti, dovrebbe essere radicale.

É curioso notare come i contrari a progetti legati ad un’idea di sviluppo fossile siano bollati come il “partito del no”.

Questa è la visione distorta di una realtà capovolta: sono 50 anni che i cosiddetti “partiti del no” portano avanti quel che è sostenuto dall’intera comunità scientifica. Se si fossero messe in atto le politiche di economia circolare, energie rinnovabili, raccolta differenziata che i “partiti del no” portano avanti da 50 anni, oggi in che mondo vivremmo?



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